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[Recensione & Intervista] FULL METAL BREAKFAST in “Taxy to the Galaxy”: voglia di scrivere canzoni che si avvicinano ad una atmosfera leggera e fluida

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RECENSIONE

“Taxi To The Galaxy” è un buon album, moto versatile e semplice con generi musicali vari ma affini tra loro: ballate synth rock, elettronico, pop, indie alternativo, dance.

L’impronta che hanno voluto dare i FMB è un  sorta di viaggio, fatto di storie che si intersecano tra synth, chitarre, ukulele, beat e bassi, una sorta di desiderio esploso dopo l’uscita di “Three Guys, Two Snake and a Crazy Dog“. Direi che si sono riusciti in pieno !

Dagli evidenti ritmi dance con linee di basso e voce robotica di  “Dr. Nakamats”, arriviamo a “Wolfman” caratterizzato da un suono duro e deciso con una impronta narrativa in stile western, piacevole e godibile per il suo ritmo in crescendo e che stimola l’ascoltatore a ballare.

Un album da ascoltare piacevolmente e che non annoia affatto, frutto di un indie diverso dal solito con arrangiamenti ben pensati e un sound godibile sino alla fine. AD MAIORA !!

 

 

INTERVISTA

Ciao FMB e benvenuti a questo incontro con la redazione di Pugliamusic.it. Partirei subito con una breve presentazione ai nostri lettori. Come nasce e chi sono i FMB ?

Buongiorno Pugliamusic.
I FMB sono Flavio De Fiori, Alberto Mastrogiovanni e Alessio “Quentin” D’amore.
Eravamo tre coinquilini quando nel 2013 a Bari decidemmo di unire tramite un compromesso le nostre diverse esperienze e le nostre differenti idee sulla musica in un qualcosa identificabile come “Riff Indie Rock che suona su un Beat”.
Ogni pezzo FMB nasce da qualcuno che storce il naso per l’idea di qualcun altro, si litiga, ci si confronta e si trova la soluzione che sorprendentemente risulta essere molto migliore dell’originale.
Ad esempio, Alberto propone qualcosa di molto Indie che Flavio ,venendo da una scena Hard Rock, rifiuta e ripropone mentre sorprendentemente Quentin (producer di basi Hip Hop) apprezza e rimodella sulle varie idee che nel tempo vengono a crearsi. Questa entropia unita alla voglia di scrivere di storie non comuni è FMB.

 

Indie Rock Elettronico, Synth Rock e Alternative Dance: che spazio state trovando nella scena musicale pugliese e come percepite il vostro genere tra chi vi ascolta?

Chiaramente il nostro genere è molto esterofilo ma fortunatamente la scena pugliese si sta evolvendo in questo senso e per questo troviamo riscontri molto positivi in chi ci ascolta.
Dobbiamo considerare anche che ci piace molto spaziare tra vari generi e quindi automaticamente andiamo a toccare una fetta di ascolti maggiore rispetto a chi , ad esempio, fa solo musica elettronica.
Una delle considerazioni che più ci piace fare riguardo la nostra musica è quella di ascoltarla senza pregiudizio di genere. Facendo questo viene molto apprezzata da chiunque e ci stimola ancor di più a continuare nella ricerca di quel filo conduttore.

 

E’ di recente uscito il vostro primo album “Taxi to the Galaxy“, anche se in realtà ne avete prodotto un altro (“Three guys, Two Snakes and a Crazy Dog“) in modalità e tempi diversi. Qual è stato il percorso per raggiungere questo nuovo traguardo e cosa rappresenta per voi questo nuovo lavoro?

Dopo “Three Guys, Two Snakes and a Crazy Dog”, che è stato un lavoro molto casalingo, il percorso per arrivare a “Taxi to the Galaxy” è stato molto più completo e professionale.
Volevamo realizzare un album che fosse una sorta di “contenitore” di storie che invogliassero ad appassionarsi al nostro modo di concepire la musica.

Per realizzare l’album non è mancata la sfortuna. Eravamo ad un passo dal completare il disco quando ci siamo ritrovati a far i conti con i “problemi della vita”.
Flavio che parte sei mesi in giro per l’asia con la marina mercantile (e con solo un ukulele ne approfitta e scrive l’ultimo brano “High Sea”), Alberto e Quentin che si trasferiscono da Bari e durante il trasloco perdono l’hardisk con le alcune tracce e nel mentre Shakur (cane mascotte) ritrova tutto e decide che è molto meglio distruggere tutto.

Quindi, cosa rappresenta per noi il nuovo lavoro? Sicuramente sacrificio visti i trascorsi, poi il materializzarsi di un lavoro di quasi 2 anni ed infine soprattutto ambizione per il futuro.

 

Come nascono i titoli dei vostri brani e dell’album?

Siamo sempre andati alla ricerca di titoli che avessero una certa sonorità e che richiamassero alla mente fatti o avvenimenti che in qualche modo potessero risultare familiari per chi ci ascolta.
Ad esempio, il titolo “Taxi to the Galaxy” è preso da “Le Vent Nous Portera” dei Noir Desir che con il verso:

“Génétique en bandoulière
Des chromosomes dans l’atmosphère
Des taxis pour les galaxies
Et mon tapis volant dis?”

rievocava perfettamente la voglia di scrivere canzoni che si avvicinassero ad una atmosfera leggera e fluida.

 

“Ammutinati del Bounty, ” storia di un cittadino nord coreano”, “narrativa western”, “scienziato giapponese Yoshiro Nakamats”: storie diverse e fuori dalla solita routine dell’autobiografia diffusa. Da cosa nasce questa ricerca per i vostri brani?

Sicuramente la normalità non ci è mai piaciuta particolarmente e ne consegue che la ricerca di storie non comuni parte in primis da una curiosità innata che ci caratterizza. Come potevamo non scrivere un brano sul Dr. Nakamats? Il 98% delle sue oltre 4000 invenzioni sono cose davvero inutili. Come potevamo non scrivere su degli avventurieri inglesi che una volta scoperta l’isola di Pitcairn e la promiscuità delle sue donne preferirono bruciare il Bounty per fondare una colonia? Come potevamo non sognare il giorno in cui un qualsiasi cittadino nord Coreano, svegliandosi, scopre che non c’è più la dittatura e non si sente affatto libero?
Queste sono tutte storie che hanno un qualcosa di divertente e si prestano bene al nostro modo di far musica. Per quanto riguarda la narrativa western di “Wolfman” è stata una scelta ben ponderata poiché volevamo far da tempo qualcosa del genere. Una ballata western, caratterizzata da una gran bella storia di fondo, che sfocia in un drop quasi deep house.

 

Alcuni brani del vecchi EP ed altri nuovi, in cosa (?) è maturato il vostro mood di comporre ed arrangiare, nei nuovi brani?

Come detto, è stato un lavoro di due anni. Nel corso del tempo abbiamo affinato alcune tecniche di registrazione, comprato attrezzature migliori e con questo ci siamo portati ad un livello nettamente migliore nella ricerca di alcune sonorità. Il nostro mood, chiaramente, è stato influenza anche dalle scoperte musicali che andavamo a fare e che ci portava a preferire alcune sfumature invece di altre. Abbiamo sviluppato una certa maturità artistica che ci ha portato a dei risultati che, almeno per ora, sono stati molto apprezzati.

 

La partecipazione ai contest/festival, oltre alla esibizione e confronto con altre Band, che altri stimoli vi apporta?

Il confronto ti dà più o meno la dimensione di quanto tu possa piacere rispetto ad altri ma la cosa stimolante viene in particolare dalla sinergia che si viene a creare durante questi eventi. Il contatto diretto tra palco e pubblico è parte fondamentale, a nostro avviso, per la carriera di un artista.

 

Confrontandoci con diverse Band del territorio pugliese, ricco di talenti affermati e nuove proposte interessanti, notiamo in una buona parte di queste una “perdita di tempo” nel cercare la massima visibilità a discapito di una produzione più “studiata” e proficua. Da che parte state?

Vorremmo dire nel mezzo ma tendiamo molto a favorire una produzione più studiata. Siamo molto attenti ai dettagli, per quanto possibile. Sinceramente, una produzione frettolosa ci infastidirebbe molto.

 

Che obiettivi hanno i FMB con questo album e se pensate di realizzare un videoclip per qualche brano, in futuro?

Il primo obiettivo di quest’album è soprattutto piacere ai più ed esser da apripista per altre produzioni (che abbiamo già in cantiere). Abbiamo realizzato, e rilasceremo a breve, un videoclip in stile Vlog di “High Sea” che rappresenta tutto quello che in sei mesi di navigazione ha visto Flavio tra Singapore, Indonesia, Cina e Filippine. Inoltre, abbiamo appena concluso le riprese per il videoclip di “Paris” e già pronto ne avremo un altro per una traccia presente in un prossimo album.

 

Credete che il vostro livello tecnico/emotivo nello scrivere i brani abbiano raggiunto un livello di propria soddisfazione o dobbiamo attendere i prossimi lavori?

Ogni produzione FMB deve risultare una cosa inaspettata e per questo non smetteremo mai di impegnarci nello scrivere cose nuove e mai banali. La soddisfazione per quest’ultimo disco è alta ma abbiamo in serbo già tracce nuove che vi sorprenderanno molto positivamente.

 

ALESSANDRO LONOCE

 

 

Membri del gruppo
Flavio De Fiori [ Voice, Guitar ] – Alberto Mastrogiovanni [ Bass Guitar ] – Alessio “Quentin” D’amore [ Synth, Sound Mixer, Beats, Drums ]
Etichetta discografica

 

Riferimenti

 

                  

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