Ci si accosta sempre con grande curiosità al mondo della composizione: la più nobile
tra le discipline musicali, il sentiero più ripido, il modo più libero che si abbia per amplificare la propria voce interiore, per portare all’esterno la parte più recondita della propria anima, per lasciare una traccia di sé.
Da quando ne abbiamo memoria, l’uomoha sempre nutrito il bisogno di scoprire, di coprirsi, di inventare, di mettere in discussione le proprie certezze, di segnare il proprio passaggio lungo la linea temporale.
La composizione è dunque questo. È l’incessante esigenza di raccontare, di evocare, di fotografare una sensazione, una persona, un oggetto, un pensiero, una situazione. Ma è anche amore, sofferenza, ricerca, libertà, gioia, condivisione, politica.
È ciò che non si riesce ad esprimere verbalmente, è anche un nascondiglio, paura,
un rifugio sicuro.
È una pagina bianca che freme dalla voglia di essere solleticata da una matita, è il sorridente e soddisfatto silenzio di chi ha appena trovato l’ispirazione come avesse colto il più bel girasole del campo.
È la voglia di donare quel fiore a chi saprà comprenderne la bellezza. Sono sempre stato legato alla composizione.
Da quando ho iniziato a muovere i primissimi passi sulla tastiera, ho sempre avuto voglia di condividere con chiunque incontrassi ciò che mi passava per la testa.
All’inizio ho affrontato la scrittura con totale libertà e con l’innocenza che contraddistingue la spensierata adolescenza, poi ho capito che il pianoforte era un amico grazie al quale mi sentivo meno solo e incompreso, un mezzo tramite il quale avrei potuto scavare più a fondo, comprendere un linguaggio diverso, complicato, austero, ma che sicuramente mi avrebbe dato la possibilità di esprimere le mie potenzialità al meglio.
La composizione di questa raccolta è nata quasi per caso: nei primi giorni di marzo del 2020 ho abbozzato il primo di quelli che poi sarebbero diventati i miei “Dieci preludi per pianoforte”.
Cosa mi ha ispirato? Sicuramente lo stato di solitudine, malinconia e nostalgia causato dalle restrizioni pandemiche, ma anche e soprattutto ciò che riuscivo a intravedere al di là della finestra della mia camera da letto: passanti, automobili, genitori alla rincorsa dei figli, animali domestici dispersi.
La distanza, il non detto, le mancanze, il senso di impotenza, la rabbia. Ogni preludio rappresentava per me un punto fisso in quel periodo, ma anche una sfida.
L’impegno è diventato progressivamente maggiore, così ho iniziato a pensare la raccolta come una Piccola galleria di quadretti: ognuno di essi infatti conserva una propria identità e
si distingue dagli altri per carattere, tipo di scrittura e soprattutto ispirazione.
Non hanno un titolo specifico (tranne alcuni, che ricalcano in chiave moderna alcune forme come la fantasia, il valzer, il corale).
Terminata la scrittura dei brani, ho chiesto a dieci artisti diversi di elaborare un progetto artistico affidando loro un preludio a testa, lasciando che venissero ispirati dalla mia musica.
Non ho spiegato loro cosa per me significassero le note che ho scritto. Il risultato è stato per me sorprendente: la loro interpretazione non solo si sposa bene con il senso musicale,
ma lo integra, lo completa, ne valorizza il significato.
In ottobre 2019 i preludi sono stati registrati da me e altri quattro amici: Vito Alessio Calianno, Francesca Carrino, Noemi Cofano, Antonia De Pasquale, validissimi pianisti che hanno interpretato magistralmente le mie composizioni, dando loro un vestito ancora più prezioso.
Gabriele Cavallo, nato nel 1996 a Martina Franca, è un pianista e compositore pugliese. Nel 2015, dopo la maturità scientifica, intraprende gli studi pianistici e compositivi presso il Conservatorio “Nino Rota” di Monopoli.
Nonostante gli studi classici, la curiosità lo ha spinto negli anni a sperimentare realtà musicali e teatrali di ogni genere, con le quali si è impegnato nella composizione di materiale inedito: questo lavoro gli ha permesso di esibirsi su palchi di particolare rilievo
regionale.
Recentemente si è impegnato autonomamente nella produzione e distribuzione sui digital stores di diversi EP di musica inedita di vario carattere.
Le sue composizioni vengono spesso eseguite da vari ensemble in eventi in rappresentanza del Conservatorio “Nino Rota”.
Nel 2022 la sua composizione per arpa Monviso: il Re di Pietra viene pubblicata da Edizioni Suvini Zerboni.